La sarta di corte by Lucy Jago

La sarta di corte by Lucy Jago

autore:Lucy Jago [Jago, Lucy]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2023-05-24T12:00:00+00:00


14

Solo a novembre i temporali e i venti forti costrinsero l’estate a mollare la presa. Io ero impegnata con nuove commissioni per il matrimonio della principessa con l’elettore del Palatinato; erano attesi così tanti ospiti che il re aveva proibito di indossare il guardinfante, e di conseguenza le signore erano in grande allarme, non sapendo come esibire la ricchezza della propria famiglia su una tela di dimensioni così limitate. Dopo una notte disturbata da coloro che festeggiavano con abbondanti bevute lo scampato pericolo del re alla Congiura delle Polveri, ero decisamente stanca. Barbara e John erano quasi sempre impegnati al servizio del barone Ellesmere e mi mancavano moltissimo, anche per l’aiuto che avrebbero potuto fornirmi con i fratelli più piccoli. Gli spifferi che entravano in casa facevano consumare in fretta le candele, e le ultime scorte di sciroppo per la tosse che avevo preparato per Mary cominciavano a scarseggiare. L’estate sembrava appartenere a un’altra vita.

Ero appena riuscita a fare addormentare Mary quando Arthur entrò in casa all’improvviso. Mi prese talmente alla sprovvista che lanciai un grido, ma lui parve non farci caso. Mi strinse tra le braccia, guardandosi intorno come se cercasse un figlio amatissimo e smarrito. Non ci eravamo più incontrati da quando avevamo avuto quella discussione. Insieme al suo contributo mensile mi mandava regolarmente dei messaggi, nei quali mi spiegava i motivi per cui sarebbe toccato a me scusarmi per prima, ma io non l’avevo mai fatto.

«Arthur, che succede? Avete la febbre?»

«Tutta colpa della nuotata a Richmond» balbettò lui scostandosi, senza guardarmi. «I dottori dicono che ha mangiato troppe ostriche prima di tuffarsi. Gli hanno messo dei piccioni sui piedi.» Lo guidai verso uno sgabello su cui si lasciò cadere, prendendosi la testa fra le mani. I nostri bambini, sentendoci, fecero capolino dalla porta, e lui li chiamò a sé e li abbracciò forte uno per uno. «Ci aveva battuti tutti a tennis, aveva caldo ed è rimasto un’ora in acqua.» Continuava a scuotere la testa come un cavallo infastidito dalle mosche, e io allontanai con dolcezza i piccoli dalla stanza. «L’hanno rasato completamente.» Gli accarezzavo la schiena mentre parlava; o meglio, farneticava. Ci volle un bel po’ prima che si calmasse e si appoggiasse a me con tutto il suo peso. Mi avvolse le braccia intorno alla vita e accostò la testa al mio grembo, come faceva quando ero incinta dei suoi figli. Poi restò in silenzio così a lungo che pensai si fosse addormentato, come spesso accade ai bambini dopo una crisi di pianto.

«Arthur?» sussurrai. «Che cosa è successo? Si tratta di vostro padre?»

Finalmente sollevò lo sguardo verso di me, confuso. «Mio padre?»

«È morto qualcuno?»

Arthur si staccò da me e si fissò le mani, continuando a tormentarsele in modo convulso.

«La morte di mio padre sarebbe molto triste, ma non contro natura» disse. Mi sedetti accanto a lui e gli presi le mani tra le mie, improvvisamente spaventata. Quale disgrazia dovevo aspettarmi?

«Arthur?»

«Si tratta del principe. Il principe Henry è morto.»

Rimasi allibita, come se mi avesse riferito che era stato ucciso uno dei miei fratelli.



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